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Ue, raggiunto l’accordo sull’Ai Act: la prima legge europea sull’Intelligenza Artificiale

Intelligenza artificiale (Fonte Depositphotos) – CronacaLive.it

L’Unione europea ha raggiunto un accordo per iniziare a regolare giuridicamente l’intelligenza artificiale. 

Venerdì 8 dicembre, l’Unione europea ha raggiunto un equilibrio unanime sulla proposta relativa alla Ai Act, ossia la legge sulle intelligenze artificiali. La proposta è stata avanzata dalla presidente del Consiglio europeo Ursula Von Der Leyen anni fa e ha trovato la sua forma finale nella legge che entrerà in vigore prossimamente.

Il negoziato è durate oltre 36 ore. L’obiettivo raggiunto è stato quello di regolamentare l’uso delle Ai, al fine di tutelare i diritti fondamentali dell’individuo, della democrazia e la sostenibilità ambientale. Tuttavia, con i provvedimenti presi, non è stato limitato l’impegno volto al progresso e all’innovazione rappresentato da questi nuovi strumenti tecnologici.

“È un momento storico, la normativa darà un contributo sostanziale allo sviluppo di regole e principi globali per un’IA incentrata sull’uomo” è quanto ha affermato Von Der Leyen in seguito alle trattative. Anche la premier Giorgia Meloni ha manifestato il suo interesse per le Ai, incorporando il tema al centro del dibattito per il successivo G7.

Un punto su cui l’Unione ha tenuto a soffermarsi all’interno della stesura dell’Ai Act è il riconoscimento facciale. Secondo gli stati membri, eliminare la possibilità di monitorare i cittadini globali da parte di queste tecnologie sarebbe stato un autogoal all’intera impalcatura della sicurezza nazionale.

I compromessi e il punto di vista di Amnesty

Amnesty International ha diramato un comunicato pubblico in cui ha esposto le sue perplessità: “La decisione dell’UE di non vietare la sorveglianza pubblica di massa costituisce un devastante precedente globale. Le tre istituzioni dell’UE hanno dato il via libera alla sorveglianza digitale distopica nei 27 Stati membri dell’UE. L’Ue ha ceduto alle pressioni degli Stati membri affinché facesse un passo indietro rispetto alla sua posizione originale che offriva forti protezioni, compreso un divieto incondizionato del riconoscimento facciale dal vivo”. 

Difatti, Amnesty e alcuni esponenti del parlamento italiano hanno lamentato la medesima preoccupazione: il mancato divieto di impedire la scansione biometrica sarebbe un rischio per la privacy dei cittadini. A farne i benefici, secondo questi, sarebbero le società fornitrici dei servizi Ai, con le quali qualsiasi governo potrebbe prendere accordi privati non rintracciabili.