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Stupro di Palermo, arrivano le prime condanne: 8 anni per il minore

Telecamere di sorveglianza (Fonte Ansa) – CronacaLive.it

Lo stupro di Palermo ha i suoi colpevoli: 8 anni e 8 mesi per il minorenne. Ad aprile il processo degli altri violentatori.

È successo il 7 luglio dell’anno scorso, nel 2023. Una ragazza di 19 anni è stata stuprata da un gruppo di otto individui. Questi si trovavano a Palermo, nel quartiere della Vucciria, uno dei luoghi più ambiti dalla movida giovanile della Sicilia. La ragazza ha sporto immediatamente denuncia, ricordando alcuni nomi e le facce degli assalitori.

“Falla ubriacare, poi ci pensiamo noi” è una delle frasi che ha dato inizio all’accadimento. La giovane, ubriaca, è stata condotta in una zona appartata e violentata ripetutamente e a turno dagli otto stupratori. Questi avevano un’età compresa tra i 18 e i 24 anni, ad eccezione di uno, minorenne al tempo della violenza.

Di loro si conoscono anche i nomi, poiché sono stati indagati sin da subito e condotti in custodia cautelare dopo un mese dagli eventi: Angelo Flores, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Elio Arnao. Riccardo Parrinello è invece il nome dell’allora minorenne, immediatamente riconosciuto poiché la sua condotta dopo il 7 luglio non ha lasciato dubbi.

Infatti, Parrinello ha postato video sui social, nei quali esprimeva entusiasmo e vanto per aver compiuto lo stupro ed essere stato parte integrante di una barbarie figlia della cultura dello stupro, del sessismo e della misoginia. Il colpevole è stato valutato dalla gup del tribunale dei minori Maria Pino. Per lui, 8 anni e 8 mesi di reclusione.

Gli altri 7 stupratori

I sette abusatori sessuali hanno richiesto, tramite i rispettivi rappresentanti legali, il rito abbreviato. Tra questi, c’è chi sconterà un terzo della pena in meno, esattamente come Parrinello, il minorenne che si è vantato della violenza perpetrata ai danni della giovane donna di 19 anni.

Il processo degli altri 7 si terrà ad aprile 2024. Le cose si stanno complicando, però: gli avvocati della parte difensiva, ossia quella degli stupratori, porteranno a processo ciò che loro hanno definito prove che dovrebbero dimostrare che i fatti sarebbero andati diversamente da quanto raccontati dalla vittima dei ripetuti abusi sessuali. La strategia, dunque, sembrerebbe quella atta a sminuire la credibilità della donna.