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Pino D’Angiò torna a cantare lo stupro come una gag divertente| La vecchia hit a Sanremo: ne avevamo bisogno?

microfono
Il sessismo nella musica italiana.
(Fonte: corporate) – Cronacalive.it

Canzoni che invecchiano male: ritrovare il sessismo nelle classiche italiane

Il panorama musicale italiano è vastissimo e dando una velocissima occhiata alla musica leggera che è entrata a far parte della storia impossibile non conoscere e canticchiare motivetti e ballate significative che ci ricordano talvolta l’infanzia, talvolta l’adolescenza o qualche amore. Eppure nei decenni precedenti c’era probabilmente una eccessiva leggerezza di pensiero, in quanto se si vanno a leggere con attenzione oggi alcuni brani noti ma datati, non si può non percepire la problematicità di alcuni di essi.

Difatti molti testi spiccano per un maschilismo profondo e per affermazioni poco consone che oggi non sarebbero socialmente accettate. E anche se molti si interrogano su quanto possa essere giusta una società del politicamente corretto e gridano di tanto in tanto alla censura immotivata perché “non si può dire più niente“, dubitiamo in realtà che parlare di stalking, relazioni violente e di stupri con anche il sorriso sulla bocca sia in qualche modo accettabile.

Pino D’Angiò invitato alla serata delle cover canta lo stupro come una gag

Come ogni anno a febbraio si tiene il festival di Sanremo che, anche stavolta come sempre, ha fatto parlare di sé tra polemiche e picchi di share. Una delle serate più attese dagli spettatori è quella delle cover, in cui l’artista in gara duetta con un big esterno alla gara esibendosi in un brano famoso. Quest’anno i La Sad hanno coinvolto il celebre Pino D’Angiò, cantante il cui successo è ormai tramontato da tempo ma ricordato da tutti per l’orecchiabile “Che idea“.

La canzone è stata la cover scelta dai giovani punk in gara, che hanno invitato sul palco dell’Ariston D’Angiò e ne hanno cantato però una versione abbastanza edulcorata e modificata rispetto all’originale. Ci si domanda perché, ma la risposta è presto nota, basti pensare alla parole del brano anche semplicemente canticchiandolo in testa come ci viene in automatico fare. Non ci vuole molto a comprendere oggi che quella canzone parlava di uno stupro.

Lo stesso D’Angiò è stato interpellato a riguardo qualche anno fa per spiegare il significato della canzone, ma l’autore sottolineava la sa voglia scherzosa di ironizzare su un tipo di bullo da discoteca, un playboy che si rendeva ridicolo. Ebbene, basta estrapolare poche semplici frasi per comprendere la gravità del testo, che letteralmente parla di una ragazza che balla completamente ubriaca e dice, dopo averla portata a casa sua “mi sembrava bella e andata“. Il teso inoltre aggiunge:

ad un tratto l’ho agganciata dalle braccia m’è sgusciata.

M’ha guardato l’ho guardata l’ho bloccata accarezzata

sul visino suo di fata ma sembrava una patata!

L’ho acchiappata l’ho frullata e ne ho fatto una frittata!”.

musica

Critiche a Pino D’Angiò: una canzone che parla di stupro.
(Fonte: corporate) – Cronacalive.it

La necessità di decostruire

Appare chiaro che abbiamo un grosso problema che si può risolvere solo con un’opera di decostruzione della canzone italiana.