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Le tracce di una nuova crisi economica. | Geopolitica e commercio, il punto caldo del Mar Rosso

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Le gravi conseguenze del conflitto israelo-palestinese sull’economia.
(Fonte: depositphotos.com) – Cronacalive.it

Il Mar Rosso sotto attacco: molti i rischi per il commercio internazionale

Nuovi scontri nella zona mediorientale. A scaldare questa parte dello scacchiere internazionale è ancora il perdurante conflitto israelo-palestinese. A 76 anni dall’innescarsi delle ostilità, che per convenzione si fanno risalire alla data del 1948 in cui Israele proclamò la nascita del proprio stato su territorio palestinese, tutt’oggi le questioni irrisolte sono molteplici e a farne le spese è l’intero assetto politico mondiale.

La guerra, salvo alcuni periodi di pace e di cessate il fuoco, non è mai realmente terminata, ma gli scontri armati da alcuni mesi sono ripresi in maniera preoccupante. Casus belli l’attacco della branca terroristica estremista palestinese Hamas, a seguito del quale le parti in causa non hanno mancato di dare avvio a una nuova e sporca guerra. Davanti allo sguardo attonito e forse volutamente apatico della comunità internazionale, è ripreso il bollettino di morti e di esplosioni, con la distruzione di edifici, monumenti e aggiungendo molte tacche alla schiera delle vittime civili.

Come per tutti i conflitti armati, anche questo si connota per i suoi risvolti economico-finanziari. Di alcuni giorni fa la notizia del focolaio di scontri intorno alla zona del Mar Rosso, causa l’abbattimento di alcune navi-merce in zona a opera delle milizie yemenite Houthi, le quali stanno prendendo di mira i carichi che in qualche modo commerciano con Israele. Gli europei, che come spesso accade percepiscono la guerra solo stando al di là del proprio schermo televisivo, non hanno idea dell’importanza economica di questo snodo commerciale. Le conseguenze per il flusso finanziario internazionale potrebbero risultare catastrofiche e la prima eco di una nuova crisi si è fatta già sentire.

I nuovi percorsi marittimi delle navi container

Bandolo della matassa è difatti il canale di Suez, attraverso il quale transita almeno il 12% del commercio globale, percentuale che arriva a toccare il 30% considerando esclusivamente il commercio navale. Trattasi dunque di un punto di interconnessione vitale per il commercio internazionale, per il quale l’Egitto, che ne detiene il controllo, arriva a incassare fino a 8 miliardi all’anno per i soli pedaggi. Il Mar Rosso è infatti un collegamento di grande rilevanza tra Occidente e Oriente, connettendo il Mediterraneo direttamente all’Oceano Indiano.

Date le scorribande che abbattono navi o ne sequestrano la merce, negli ultimi giorni sono non poche le compagnie che hanno deciso di deviare il proprio percorso dal canale di Suez, al fine di garantire la sicurezza del trasporto dei propri carichi. Ciò può apparire un banale dettaglio a fronte dei morti e dei combattimenti provocati dal vero e proprio conflitto tra le parti, ma le scintille che questa impasse sta accendendo hanno il potenziale per un nuovo calderone di crisi.

Evitando il Mar Rosso e passando attraverso la circumnavigazione dell’Africa, le navi allungano il percorso di circa 9 mila chilometri con un’aggiunta di circa 8 giorni di viaggio in più rispetto al normale. Tradotta in termini economici, questa è una perdita immensa per il commercio, che si riflette inevitabilmente sulle aziende che spostano i propri prodotti e finanche sul consumatore ultimo.

Le avvisaglie di una grave ricaduta economica si sono già fatte sentire: le aziende Tesla e Ikea annunciano i primi ritardi nei rifornimenti di magazzino. A breve, salvo una soluzione in extremis, ci si potrebbe trovare nella medesima situazione già vissuta a ridosso delle grandi crisi che hanno fortemente segnato l’economia e la politica dell’ultimissimo decennio, prima fra tutte la crisi di approvvigionamento dovuta al Covid-19 e la crisi della nave incagliata nello stretto.

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Ritardi nelle consegne e aumento dei prezzi: è l’inizio di una nuova crisi.
(Fonte: depositphotos.com) – Cronacalive.it

Cosa aspettarsi

Difficile fare previsioni precise nell’ambito di un clima tanto destabilizzato. Unico augurio è che si tratti di un focolaio di carattere temporaneo, altrimenti anche l’Europa più inconsapevole potrebbe assaggiare le conseguenze di fenomeni apparentemente molto lontani.