Proteggere la proprietà privata: quali sono i metodi migliori?

La tutela della proprietà privata è spesso al centro del dibattito. Le persone comuni, gli organi di polizia, la magistratura e la politica si chiedono ripetutamente quale sia il limite tra l’azione concreta di salvaguardia di un bene e la possibilità di cagionare un danno al malintenzionato.

Ovviamente, il ladro ha sempre torto quando si vuole introdurre illecitamente in una zona protetta, ma la legge non consente di ricorrere alla violenza. Dunque vale il principio della legittima difesa, ovvero della proporzionalità nei confronti dell’offesa che si riceve.

Un delinquente non armato, insomma, deve essere allontanato solo con sistemi di dissuasione e di controllo. I principali metodi per tenere lontani i malviventi dalla propria abitazione, dal negozio o dall’attività produttiva sono i seguenti:

  • Servizio di vigilanza e videocontrollo;
  • Allarme per livelli di sicurezza perimetrali, esterni e interni;
  • Impianto d’allarme e videosorveglianza;
  • Sistemi attivi d’allarme.

Oltre alla protezione fisica della proprietà, c’è poi la questione della denuncia. Dopo aver accertato la presenza di un ladro bisogna acquisire immagini o riprese video da poter esibire come prova per una denuncia penale.

Servizio di vigilanza privata da abbinare a un videocontrollo

Uno dei più diffusi metodi di protezione della proprietà è il controllo da parte del personale specializzato. Possono richiedere questo tipo di servizio sia i privati cittadini sia le imprese.

Va detto che nelle abitazioni tale misura preventiva viene spesso adottata in abbinamento a un sistema d’allarme, magari collegando le telecamere a una centrale operativa. Le aziende utilizzano molto i servizi di vigilanza privata, anche per scongiurare l’accesso nelle ore notturne o nei giorni festivi, magari perché il ladro approfitta di un periodo di chiusura dell’attività e conseguentemente dell’assenza di personale.

Il vigilante, tuttavia, non è un agente di polizia tradizionale ma può comunque entrare in azione quando si accorge di un’anomalia o perché viene avvisato dalla centrale d’allarme. Oltre ad allertare le forze dell’ordine, può procedere a intimare alla persona di farsi riconoscere e ovviamente si occupa di attivare la procedura di emergenza prevista nel caso specifico.

Le principali figure professionali sono:

  • Guardia Particolare Giurata;
  • Guardia Giurata;
  • Operatori Civili.

Su richiesta, le guardie possono accedere al software del videocontrollo per un’analisi ancor più approfondita della situazione e per scongiurare ulteriormente la presenza di ladri dentro l’edificio. Estrapolare dal video i fotogrammi che rendono riconoscibile il malvivente è un grande vantaggio per assicurarlo poi alla giustizia.

Allarme a più livelli di protezione

Gli allarmi di ultimissima generazione non sono altro che l’evoluzione di antichissimi metodi che ancora oggi vengono impiegati. Un tempo, per difendere un’abitazione si ricorreva solo ai cosiddetti offendicula. Con questa definizione si indicano i metodi che tengono lontani i ladri sfruttando la funzione di deterrenza. Rientrano nella categoria degli offendicula le reti e le recinzioni (acquistabili su esconti.it), i cocci di vetro sopra i muri di cinta, il filo spinato, le inferriate dalla forma appuntita e anche gli animali da guardia.

Non possono in alcun caso essere impiegate armi automatiche che si attivano al passaggio di una persona né altri stratagemmi che possano provocare gravi infortuni, soprattutto se non sono chiaramente riconoscibili.

Più o meno, i sistemi elettronici d’allarme moderni funzionano in maniera simile ma ovviamente meno invasiva. Una strategia ottimale è quella di prevedere una serie di livelli di sicurezza ottenendo una protezione più che sufficiente.

In commercio, si trovano i sensori perimetrali esterni. Si tratta di dispositivi che creano una sorta di recinto invisibile costituito da una fitta maglia di raggi. Al passaggio della persona, si attiva il sistema d’allarme. I sensori possono essere nascosti anche all’interno degli oggetti presenti in giardino come ad esempio colonnine e lampioni.

Il secondo livello di sicurezza è rappresentato dai sensori volumetrici esterni. Anche in questo caso, si tratta di una maglia di raggi che tiene controllato un perimetro. Sono a tutti gli effetti sensori di movimento, perciò bisogna fare attenzione a non inserire l’allarme quando si deve uscire per gettare l’immondizia o per portare fuori il cane per evitare falsi allarmi.

Proprio per quanto concerne gli animali, si possono acquistare sensori che hanno la tecnologia pet immunity, cioè che distinguono il passaggio di un essere umano dal classico gatto del vicino, che non allerta inutilmente il sistema.

Ci sono, inoltre, i sensori a tenda per le finestre, quelli a calamita che si attivano all’apertura dell’anta di un infisso e altri modelli che rilevano la rottura dei vetri o le vibrazioni.

L’ultimo livello di sicurezza, quando ormai il ladro è dentro l’abitazione, è rappresentato dai sensori volumetrici interni. Il funzionamento è simile a quelli esterni poiché i dispositivi riconoscono la variazione di volume causata dal passaggio umano.

Impianto d’allarme, videosorveglianza e sistemi attivi

Come funziona un impianto antintrusione? Tutti i modelli dispongono di una sirena d’allarme che viene attivata dalla centrale. Opzionalmente, può essere registrato un avviso acustico di accesso a un’area protetta. La centrale entra in funzione quando viene inviato l’input dai sensori.

I collegamenti sono una caratteristica importante. Esistono allarmi filari, cioè che vengono installati esattamente come un tradizionale impianto elettrico, cioè con i fili. Generalmente, se il ladro pensasse di tagliarli, l’allarme entrerebbe comunque in funzione avvisando della manomissione.

Esistono poi gli allarmi radio, che permettono la comunicazione tra centrale e sensoristica mediante frequenze specifiche. Recentemente, sono stati messi in commercio anche i dispositivi wireless che sfruttano questa moderna tecnologia.

Oltre ai sensori può essere collegato alla centrale un sistema di videosorveglianza o videocontrollo. La differenza tra queste due alternative consiste nel fatto che la videosorveglianza è un metodo di ripresa continua e il videocontrollo invece non è altro che una serie di fotografie che immortalano il momento dell’attivazione.

Vengono venduti anche sensori di videocontrollo che funzionano autonomamente dalla centrale d’allarme. Infine, ci sono i sistemi attivi come l’allarme nebbiogeno, particolarmente utile in gioiellerie e negozi. All’attivazione dell’allarme viene spruzzata una sostanza innocua per la salute e non dannosa per la merce che tuttavia intrappola il ladro all’interno rendendo invisibile l’uscita.