Home » Il mantello dell’invisibilità può esistere grazie alla tecnologia

Il mantello dell’invisibilità può esistere grazie alla tecnologia

Da sempre il sogno di molti. Harry Potter ha incantato tutti all’inizio del ventunesimo secolo…

Da sempre il sogno di molti. Harry Potter ha incantato tutti all’inizio del ventunesimo secolo con l’utilizzo del mantello dell’invisibilità. Lo abbiamo sognato, desiderato, amato, abbiamo immaginato cosa farne, tutti, nel bene e nel male. E se vi dicessero che il grande sogno può diventare realtà, tramite tecnologia, applicazioni, fibre e stampanti come su s-m-webblog.com? Si, la risposta è si! E sarà possibile grazie ad un dispositivo che nasconde gli oggetti alla vista, manipolando le frequenze della luce che li attraversano. È il progetto realizzato all’istituto nazionale per la Ricerca Scientifica di Montreal, in Canada, e le applicazioni vanno da migliori tecnologie, come suddetto, per telecomunicazioni e trasmissioni di dati su fibra ottica molto più potenti e sicure.

Lo studio

Pubblicato sulla rivista “Optica” lo studio è stato spiegato da Claudio Conti, professore associato del dipartimento di fisica all’Università La Sapienza di Roma: “In realtà siamo ancora molto lontani da qualcosa che si avvicini a un ‘mantello dell’invisibilità’ e il procedimento usato è davvero molto complicato. La vera novità di questa ricerca sta nel fatto che il dispositivo funziona anche con la luce naturale, che contiene molti colori invece che con luce di un unico colore come i dispositivi precedenti, ma anche in questo caso l’oggetto deve essere illuminato da un’unica direzione». La maggior parte delle precedenti soluzioni funzionavano alterando il percorso della luce, facendole aggirare l’oggetto invece di attraversarlo. I ricercatori guidati da José Azaa invece hanno elaborato un nuovo metodo: se l’oggetto riflette la luce verde, ad esempio, il dispositivo elimina solo la frequenza corrispondente, per poi ricostruire il fascio di luce com’era inizialmente dopo che ha attraversato l’oggetto, rendendolo invisibile. «In pratica elaborano e ricostruiscono l’impulso luminoso – conclude Conti – un po’ come farebbe una telecamera, ma con un procedimento molto più complesso». Una lezione appassionante che ci fa continuare a sognare.