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Ilaria Salis, l’appello del padre: “Sedici anni per un’aggressione, perché la diplomazia italiana non interviene?”

Ilaria Salis
Ilaria Salis (ANSA) – CronacaLive.it

Il padre di Ilaria Salis lancia un appello alla politica italiana affinché si intervenga per aiutare la 39enne detenuta da quasi un anno in un carcere dell’Ungheria. 

Era l’11 febbraio del 2023 quando Ilaria Salis, una donna di 39 anni residente a Milano e militante di un movimento anarchico, è stata arrestata dalla Polizia di Bucarest con l’accusa di aver aggredito due neonazisti nel corso del “Giorno dell’Onore, una manifestazione che viene organizzata ogni anno in Ungheria da simpatizzanti e nostalgici del regime nazista.

Un caso molto controverso: la Salis è stata accusata dai magistrati ungheresi di lesioni e traumi causati alle due vittime nella sua aggressione, eppure la pena che questi richiedono sembra oggettivamente sproporzionata. La Salis si trova in carcere da quasi un anno e rischia fino a 16 anni di galera.

Una situazione che sta angosciando la famiglia della giovane, con il padre, Roberto Salis, che ha lanciato negli ultimi giorni un appello alle istituzioni italiane, pubblicando una lettera su Repubblica. L’uomo ha in primo luogo denunciato le condizioni di degrado totale in cui la figlia è costretta a vivere in carcere e che ha raccontato ai genitori nelle poche lettere che è riuscita a inviare in questi mesi.

Secondo i genitori Ilaria Salis costretta a vivere in carcere in condizioni disumane

La donna sarebbe infatti costretta a vivere in una cella piccolissima senza alcun tipo di igiene, e dovendo convincere con topi e scarafaggi anche la notte. Il padre della Salis ha scritto una lettera chiedendo al governo come mai non ci sono state azioni diplomatiche per una vicenda così incredibile, in cui una ragazza della nostra nazione rischia fino a sedici anni di carcere: “Sedici anni per due episodi di lesioni, guariti in 5 e 8 giorni: quali azioni diplomatiche sono state fatte per riportare le accuse all’effettiva gravità dei fatti?”

Roberto Salis ha anche pubblicato uno stralcio della lettera che hanno ricevuto dalla figlia nel mese di ottobre, e in cui parla della sua vita in carcere: Mi sono trovata senza carta igienica, sapone e assorbenti, perché sfortunatamente avevo anche il ciclo, fino al 18 febbraio. Per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto, che mi creavano una reazione allergica”.