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Il boss Francesco Schiavone si è pentito: la camorra subisce un duro colpo

Francesco Schiavone, detto “Sandokan” (Fonte Ansa) – CronacaLive.it

Il boss della camorra Francesco Schiavone, detto Sandokan, si è pentito. L’organizzazione ha subito un duro colpo. 

Dopo Walter Schiavone, il figlio legittimo di Francesco, ecco che anche il padre si è pentito. Ci sono voluti ben 26 anni di prigionia, molti di questi trascorsi al 41bis, ossia la misura cautelare che impedisce a chi lo subisce un totale isolamento rispetto al mondo esterno. Questo punto ha infatti acceso diverse proteste tra i garantisti.

Ad ogni modo, Francesco Schiavone, detto Sandokan, ha assestato un duro colpo alla criminalità organizzata, pentendosi e consegnando alla giustizia una miriade di segreti che mai le autorità avrebbero potuto svelare con le loro sole forze e ricerche, sebbene queste siano state considerate diuturne e impegnate.

Infatti, nel tessuto intricato della criminalità organizzata italiana, quando un uomo come costui, ossia il capo indiscusso del clan dei Casalesi, decide di rompere il silenzio dopo 26 anni di prigione, il mondo della malavita e della giustizia vacillano. Questo elemento determinerà un mutamento incredibile. 

Stando alle prime dichiarazioni rese pubbliche, questo pentimento non sarebbe stato improvviso, bensì frutto di anni di riflessione. Stando alle prime informazioni, dunque, ci si prospetta un periodo delicato, con probabili ripercussioni sull’imprenditoria locale e su alcuni elementi della politica, giudicati collusi.

Le conseguenze del “tradimento”

L’inchiesta giudiziaria condotta fino a questo momento, però, è stata considerata solo la punta dell’iceberg. La decisione di Sandokan potrebbe segnare la fine di un’era, il crollo di un impero criminale che ha dominato per decenni. Tuttavia, come hanno espresso già in tanti, potrebbe anche aprire la strada a una nuova generazione di criminali, desiderosi di riempire il vuoto lasciato dal declino dei vecchi boss, ritenuti ormai arrugginiti e anacronistici.

“Se la collaborazione sarà rispettosa della verità, alcuni pezzi di storia fin qui conosciuti cambieranno e saranno riscritti in base a quanto veramente accaduto. A cominciare dalla scomparsa di Antonio Bardellino e dall’identità delle sponde politiche e imprenditoriali del clan” è quanto è stato affermato da Marilù Musto e Tina Cioffo, rispettivamente presidente e vice presidente della commissione Legalità dell’Ordine dei giornalisti della Campania.